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venerdì 25 dicembre 2009
mercoledì 16 dicembre 2009
CASERTA 13/12/2009
Finisce di fare colazione e saliamo sul treno, puntuale alle 9.30 parte: destinazione CASERTA.
Saliamo sul treno e ci sediamo uno difronte all’altro; 90 anni di vita in due. Tanta della quale spesa nelle curve di stadi di mezza Italia. Vite e storie diverse ma su quel binario quelle realtà non sono poi così distanti; un ultras è uguale in ogni angolo di Italia. E così mentre quel treno ci porta a quella che un tempo, prima che un’alchimia del duce stravolgesse confini modi ed usanze, era la nostra Provincia, parliamo della sconfitta subita il giorno prima nella trasferta di Roma contro la Cisco e di alcuni problemi inerenti la nostra tifoseria. E tra un paesaggio avvolto nella foschia di un freddo dicembre e qualche racconto e ricordo ultras ci avviciniamo alla nostra meta.
Arriviamo a Caserta, il tempo di prenderci un caffè al bar ed ecco arrivare i nostri amici CRIPS; Davide e Tommaso che ci terranno compagnia per tutta la giornata. Baci, abbracci e saliamo in macchina. Di corsa a prendere le “pezze” da un amico e poi di corsa al Pinto. Davide destreggia nel caos cittadino e mi fa pensare a Bruno Conti quando scappava sulla fascia e poi driblava gli avversari come fossero paletti. Non noto la differenza con Cassino, l’aria mi è particolarmente familiare come se quei ragazzi fossero il mio quotidiano. La città conserva ancora quel fascino di “vecchio” che le bombe americane non hanno portato via…. anche la mia Città avrebbe avuto un centro storico di tutta invidia. Parlando e immaginando arriviamo allo stadio. Fermata rigorosa al bar, sarà una consuetudine per il resto della giornata e non una eccezione, vista anche la presenza al mio fianco del Pipo. Entriamo dalla parte della “centrale” e attraversiamo il campo per arrivare al “nostro settore”. La poca distanza la percorro fantasticando in quello stadio che ha visto protagonista la Casertana in B… poi i miei occhi vanno sulla “curva sud” e il pensiero va a Coyote e di quando lui ci parlava con orgoglio di tutti i suoi amici nei Fedayn Bronx negli anni ’80. La testimonianza di tanto calore mi viene dimostrata ampiamente nell’arco dell’intera giornata; in tanti mi chiedono, mi raccontano e mi dicono di salutarlo… si Coyote, grazie a lui questa bella “storia ultras” si tramanda negli anni. Arriviamo nel settore, tutti mi abbracciano e mi salutano davvero con grande affetto, sono già lì a mettere i loro vessilli, nello zaino ho anche la mia “pezza” inseparabile amica di una vita ultrà. Il sapore di quegli istanti mi fa tornare indietro negli anni, a quel calcio pulito, senza schedature, forzature e divieti. Quando entrare la domenica mattina allo stadio per mettere gli striscioni e posizionare i tamburi era come aprire la porta di una stanza di casa tua e sentirci dentro tutta l’armonia e l’affetto che solo lì puoi trovare. Questo è stato per me vedere quella gente ancora libera di essere ciò che vogliono “essere”. Si parla, si beve, ci si racconta. Si vive. Vedere i vecchi ragazzi dei FB fa sempre un bell’effetto, vederli ancora lì al loro posto. Qui scopro un mondo ultras ancora pulito e schietto. Come nella natura delle cose, gerarchie dettate dal tempo e il rispetto più assoluto nei principi fondamentali basati sull’amicizia. Nel pomeriggio tifando mi rendo conto anche della grande passione, del sapersi divertire e della goliardia di questa grande tifoseria. Sulla pista d’atletica faccio qualche scatto agli striscioni. Sono un ladro d’immagini. Poi ascolto i ragazzi della curva che stanno organizzando una raccolta di beneficenza per le famiglie bisognose della città. Noto la passione che ci mettono nel preparare il tutto senza lasciare nulla al caso. L’entusiasmo e la voglia di fare certo non manca. Ultras è anche questo.
Ritorniamo verso la macchina, altre foto e altra capatina al bar. Io e Pipo ci immortaliamo sotto il falchetto rossoblù, logo e simbolo della città. Davide mi parla di loro, della “piazzetta” ritrovo abituale dei FDC e di altri aneddoti personali e di curva. Tommaso mi parla del cugino Tonino, vecchio fedayn cassino e che ormai non vede da anni. Della zia che vive qui a Cassino e di Flavio. E raccontandoci arriviamo al ristorantino dove gli amici ci hanno accolto davanti ad una tavola apparecchiata e a dell’ottimo vino. Ci gustiamo in diretta la vittoria della Juve Caserta di basket e poi iniziamo il giro di valzer dell’ottima cucina dello chef. Sciarpe e bicchieri in alto, l’amicizia si esalta anche in questi momenti carichi d’emozione. Questi frangenti di vita e questi amici mi fanno pensare che in fondo non ho speso male i miei anni ultrà…. Consumiamo il pasto, un ultimo sorso ai limoncini che scorrono a fiumi e poi destinazione Pinto. Le macchine dei fdc si fermano nella piazzetta, il luogo del “ritrovo” e da lì ci incamminiamo a piedi. Si intona il coro del “gruppo” che parla di “borghetti” e da “fuori dal coro”, non conosco ma mi associo al pensiero. Pochi metri ed eccolo qui, alla comitiva si aggiunge Mario di Venafro, casertano di adozione. Felice sorpresa, è sempre un piacere parlare di ultras con lui. Entriamo nello stadio, passo sotto la sud inagibile per arrivare nei distinti, mi posiziono all’altezza della buchetta dei crips. Inizia un gran tifo, voce, bandiere sempre al vento e il tamburo dei FB che scandisce tempi e ritmi ai cori. Mi diverto tantissimo, era tempo che in “curva” non trovavo una serenità così, la partita va avanti e i cori non cessano mai, il risultato sarà di 3 a 0 per i rossoblù ma per un ultras è una statistica di poco conto. Certo vedere questi ragazzi tifare in questa categoria mi lascia molto da pensare. Ma sono le regole del gioco e lì capisco che il vero ultras non conosce categoria. Finisce la partita e con essa mi accorgo che sta finendo anche una giornata indimenticabile. Ritiro la pezza dal campo e continuando ad intonare il loro inno i ragazzi dei crips si allontanano verso la piazzetta, ed io con loro. Davide fa la conta dei presenti per la prossima trasferta in provincia di Brindisi, visto il numero opta per il pullmino da nove. Il sole è calato e noi facciamo le ultime foto dietro i vessilli dei due gruppi. Ci stringiamo tutti nel calore dello stesso abbraccio e poi ci salutiamo. Ci ritroveremo fratelli dietro un altro bicchiere e dietro i nostri colori…. Davide e Tommaso ci riportano alla stazione mentre cala il sipario su questa splendida giornata ultras.
Pipo in treno mi racconta di aver passato una giornata davvero entusiasmante e vera, poi si distende sui seggiolini, il treno corre sull’Antica Terra di Lavoro e ci riporta a Cassino.
Arrivati, Pipo finisce la nostra avventura là dove la mattina l’ho incontrato: al bar. Ed io mi incammino verso casa, sono ormai le 19.00 e il cuore ancora ricolmo d’emozioni.
Dedico questo mio racconto a Davide dei CRIPS e a tutti i ragazzi di Caserta che mi hanno regalato nello spazio di poche ore una gioia infinita.
sabato 28 novembre 2009
SOLIDARIETA' ALLA CASERTA ULTRA'
giovedì 19 novembre 2009
Il calcio etico di Francesco De Gregori
Chissà che fine ha fatto Nino? Aveva dodici anni, nel 1968. Si spolmonava, su un campo polveroso della periferia di Roma, per mettersi in luce in mezzo a tanti altri coetanei cui lo accomunavano sogni e aspirazioni
Il ragazzo di allora oggi è un cinquantenne del quale non sappiamo più niente, dopo aver condiviso con lui le irripetibili emozioni di quella giornata e di quel provino. Ignoriamo quale sia stata la sua parabola, calcistica e non. Se a un certo punto abbia appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso passi il suo tempo a ridere dentro un bar. Se si sia mai innamorato, per dieci anni, di una donna che non ha amato mai.
E neppure lo vogliamo sapere. Perché Nino è, per quelli come noi, l’icona immortalata nel tempo di un calcio che non c’è più. Sarebbe un delitto tirarlo fuori dal dolce oblio che lo avvolge, come si fa nei lacrimevoli talk shaw che imperversano sugli schermi della mediocre televisione italiana.
Per Nino (e per noi che abbiamo vissuto le sue stesse sensazioni) ci auguriamo solo che, nel calcio e nella vita, abbia saputo continuare a mettere il cuore dentro le scarpe e correre più veloce del vento. Ogni volta che è stato necessario farlo. Che non sia diventato uno di quei tanti giocatori (uomini) che non hanno vinto mai niente nella loro carriera (vita), per lasciarsi stancamente trasportare dalle onde del destino.
Per gli innamorati del football “La leva calcistica della classe 1968” resta un capolavoro da tenere sempre a mente. Pochi hanno saputo raccontare con altrettanta semplicità e armonia i valori etici che erano il caposaldo di questo sport, la cui inarrestabile deriva è legata anche alla mediocrità di chi oggi lo dirige. E che ha finito per contaminare addetti ai lavori e tifosi, che avrebbero dovuto esserne i tutori nel corso del tempo.
Quasi tutti oggi hanno paura di tirare un calcio di rigore, in una fuga dalle responsabilità che sta mettendo a terra la precaria società globalizzata del terzo millennio. In pochi sanno ispirarsi nel calcio (nella vita) al coraggio, all’altrusimo e alla fantasia. Che dovrebbero essere il paradigma di ogni vero giocatore (e di ciascuno di noi nel suo percorso umano). La magia del calcio (della vita) si sta perdendo anche per la dissoluzione di questi valori.
Riascoltare le parole e la musica di Francesco De Gregori, nei momenti bui e in quelli solari delle nostre giornate spesso così travagliate, serve da monito per affrontare i problemi di ogni giorno con lo stesso slancio che guidava l’adolescente Nino nel 1968. Un’epoca nella quale anche partecipare a una leva di aspiranti giocatori era il modo per mettersi davvero alla prova e confrontarsi con se stessi. Riuscendo a perpetuare, nel tempo, i valori etici cui quel calcio si ispirava.
“e allora mise il cuore dentro alle scarpe e corse più veloce del vento”
Francesco De Gregori
"La leva calcistica della classe 1968”
mercoledì 11 novembre 2009
sabato 7 novembre 2009
giovedì 5 novembre 2009
venerdì 30 ottobre 2009
INTERROGATO A MORTE
Giovedì 15 ottobre 2009.
lunedì 26 ottobre 2009
UN PENSIERO
martedì 20 ottobre 2009
GIUSTIZIA PER GABRIELE
giovedì 15 ottobre 2009
MARONI E LA TESSERA CONTRO I TIFOSI.... PER BENE.
Gianni Mura da La Repubblica
sabato 3 ottobre 2009
TIENI A MENTE
Partono bene gli ospiti, accendono una decina di torce qualche petardo e iniziano il proprio incitamento: belle ripetute, bei battimani e cori portati discretamente a lungo, un primo tempo ottimo da parte dei cassinati, affiancati dai loro fratelli di Venafro.
Il secondo tempo diventa più interessante perche gli ultras isolani riempiono il loro spazio e cominciano a cantare. Diversi i cori contro da entrambe le parti e sfottò da parte dei cassinati per il ripescaggio avvenuto quest'anno. I locali cantano…incessantemente per tutti i quarantacinque minuti ma con notevoli cali causati, giustamente, dai due gol del Cassino, arrivati tutti e due nel secondo tempo e che fisseranno di conseguenza il risultato finale della gara.
Gli ospiti calano leggermente nel secondo tempo e hanno picchi altissimi per i gol, fino a quando non arriva il fischio finale che provoca un entusiasmo generale.
Da segnalare uno striscione degli isolani quantomeno incoerente per una tifoseria che si reputa antifascista, striscione nel quale si paragonano i rivali odierni ai magrebini, come se essere magrebini per loro fosse sintomo di inferiorità razziale, insomma una gaffe ed una contraddizione
evidentissima.
A fine gara un po’ di tensione con gli ultras locali che, senza nessuna scorta oimpedimento, cominciano a lanciare pietre nel settore ospiti ma oltre questo non c'è stato nulla, visto che la Polizia ha invece tenuto a bada gli ultras cassinati avvicinatisi tutti alla rete divisoria.
martedì 29 settembre 2009
ULTRAS LIBERI
La nostra storia è tutta qui. La nostra vita; le emozioni, le gioie e le amarezze.
Il ricordo dell'amico perduto. Di quello ritrovato. Dei sogni sognati e di quelli vissuti.
Fotogramma per fotogramma in una storia che non ha mai fine.
E sarà così per sempre. Fino all'ultimo dei ricordi.
Fino all'ultimo FEDAYN.
sabato 26 settembre 2009
ISOLA RAZZISTA
martedì 22 settembre 2009
MANIFESTAZIONE NAZIONALE "No alla tessera del tifoso" ROMA 14/11/2009
mercoledì 26 agosto 2009
NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO
Dichiarazione di Italo Di Sabato, responsabile nazionale Osservatorio sulla Repressione del Prc-Se.
giovedì 13 agosto 2009
5 SETTEMBRE TUTTI A ROMA
" NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO - SI alla modifica dell'Art.9"
Sabato 5 Settembre ore 10:00 Roma -
A segito dell'incontro avvenuto nela città di Latina dove, con nostro grande stupore ci fù un affluenza di tifoserie da tutta Italia che hanno dimostrato voglia di combattere e di non arrendersi alle nuove forme di repressioni dello Stato Italiano ,si è deciso come già la maggior parte di voi sanno, di portare avanti questa battaglia tutti insieme mettendo sottocoperta rivalità , campanilismo e colori politici.
L'incontro di Latina grazie alla grande risposta degli Ultras Italiani accorsi da tutta la penisola con idee da proporre e voglia di combattere per la tutela del nosto " ESSERE" ; e sopratutto grazie alla partecipazione del pool di avvocati che alla grande maggioranza di noi ha finalmente delucidato le idee su cosa è la "Tessera del Tifoso " e su quali potrebbero essere le forme per contrastare il suo avvento; ci ha dato la voglia e la forza di rtirovarci per un altro grande incontro nella capitale.
Sono bastati pochi mesi per rimetterci tutti in moto verso l'unico obiettivo comune .
Questo prossimo punto di ritrovo dovrà servire a tutti noi a prendere una definitiva, posizione, da tenere per far sentire il nostro dissendo e per bloccare o limare le forme che caratterizzano la " Tessera del Tifoso ". Con la convinzione e la certezza che ogni gruppo organizzato e/o tioseria porterà con se un progetto reale e fattibile da poter valutare e attuare tutti insieme, invitiamo a partecipare senza indulgi e dubbi esistenziali che troppe volte hanno frenato la corsa dell' "Essere Ultras".
- Latina - Tivoli - Viterbo -Curva Sud Roma - Curva Nord Lazio -
lunedì 10 agosto 2009
SCIARPA AL CHIODO?
Io non voglio queste cose, sono nato nella prateria, dove il vento soffia libero e non vi è nulla che spezzi i raggi del sole, sono nato dove non vi sono recinti e dove ogni cosa respira liberamente.
Voglio morire lì e non fra i muri.
(Dieci Orsi – Capo Comanche)
Sono nato ultras. Ho vissuto da ultras gran parte della mia vita. Ho scelto di essere tale per non assoggettarmi a regole, per non porre paletti alla fantasia. Ho tenuto forte tra le mani il megafono e ho dato voce ai miei compagni. Ho alzato poderosi bandieroni che non finivano mai con i colori della mia passione fino a confonderli nel cielo. Ho dato il tempo al frenetico rullare dei tamburi. Ho preso posto negli spazi di curva senza obbligo di numero. Ho cantato sotto la pioggia incessante e l’ho fatto sotto il sole cocente. Ho macinato chilometri di strade ed autostrade in piena libertà, nelle domeniche di panini nelle tolfe e caffè agli autogrill. Ho ideato e costruito coreografie, dipinto striscioni e colorato muri. Ho gioito e pianto per i miei colori. Ho tenuto tra la mano chiusa nel pugno torce e fumoni e ho visto il volto dei miei compagni nascondersi in quell’oblio.
Ho vissuto tutto questo.
Adesso vogliono ghettizzarci. Hanno ridotto la nostra passione a puro prodotto commerciale. Il business incalzante ha circoscritto i nostri sogni. Un Ministro del Nord di questa nostra Repubblica delle banane ha deciso di cancellarci per “decreto”, dietro il silenzio assordante dei media e di tutta la classe politica italiana.
Partite al sabato, al lunedì, turni infrasettimanali, orari diversi. Bisogna accontentare le lobby della televisione. Il dio denaro sopra ogni cosa. Biglietti nominativi e posti strettamente personali. Partite vietate agli ospiti. Partite a porte chiuse. Tornelli agli ingressi come se fossimo bestie che vanno al macello. Striscioni da autorizzare e certificare. Tamburi vietati. Fumoni e torce vietate. Bandiere con disegni vietate. Megafoni vietati. Diffide e denunce a grappoli. Stadi vietati a vita. Obbligo di firma in Questura.
Questo calcio non appartiene alla mia storia ultras e alla dignità di un uomo libero.
Continuerò ad essere un ultras perché diverso non saprei e non potrei essere.
E se questa “tessera del tifoso” diventerà obbligatoria allora la mia storia ultras finisce qua.
Non si può chiudere una vita vissuta nella libertà di un sogno e relegarla nell’angolo ristretto, grigio e vuoto di una tessera sbiadita.
Io non ci sto.
Paolo dei FEDAYN CASSINO 1977
giovedì 18 giugno 2009
FIACCOLATA PER NON DIMENTICARE
venerdì 12 giugno 2009
RADUNO ULTRAS, LATINA 28/06/2009
martedì 9 giugno 2009
CIAO EUGENIO
Paolo dei Fedayn
lunedì 8 giugno 2009
RADUNO ULTRAS ANTIRAZZISTA ED ANTIFASCISTA
mercoledì 3 giugno 2009
martedì 26 maggio 2009
giovedì 7 maggio 2009
COMUNICATO UTSB pro L'AQUILA
LA VERGOGNA E' LEGGE
L’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, con propria Determinazione n. 17 del 7 Aprile 2009, ha emanato le disposizioni per la messa a norma degli impianti sportivi con capienza inferiore a 7.500 spettatori, utilizzati dalle società sportive iscritte ai Campionati della Lega Pro. Essa prevede, a partire dalla prossima stagione sportiva 2009/2010:
venerdì 1 maggio 2009
COMUNICATO UTSB
Gli U.T.S.B. Cassino, in adesione all’iniziativa promossa dal gruppo Red Blue Eagles L’Aquila, sta organizzando per la giornata del 03 maggio 2009, in occasione dell’incontro casalingo tra il Cassino Calcio e l’Isola Liri, una raccolta di fondi da destinare alla ricostruzione di un Monumento del centro storico aquilano rimasto danneggiato a seguito dell’ormai tragicamente noto sisma del 06 aprile.
A seguire inseriamo il Comunicato pubblicato dal citato gruppo in merito all’iniziativa:
“I Red Blue Eagles L'Aquila 1978 Curva Sud comunicano che è stato aperto un conto corrente bancario presso la Banca di Credito Cooperativo di Roma agenzia di Sassa (L'Aquila) (Per coordinate bancarie ed intestazioni del c/c vedi sotto) per raccogliere fondi che serviranno per la ricostruzione di una scuola o di un asilo o di un monumento storico su cui, al termine della ricostruzione, sarà posta una targa ricordo con tutti i gruppi Ultras che hanno contribuito alla sua realizzazione.Ringraziamo in anticipo tutti i gruppi che aderiranno a questa iniziativa, il Vostro Gesto non sarà MAI DIMENTICATO!!!PER SEMPRE ULTRAS.NON E' FORTE CHI NON CADE, MA E' FORTE CHI CADE E SI RIALZA. L'AQUILA RIALZATI E TORNA A VOLARE.Conto Corrente:numero 2235 presso BCC di Roma - Agenzia di Sassa (AQ) nr.73Codice Iban: IT 25 V 08327 03601 000 000 00 2235Intestazione: Caruso Pasquale Giuseppe - Di Filippo Emilio - Iannini Andrea - Pace Antonello - Tinari PaoloCausale: FONDI PRO-TERREMOTO-RED BLUE EAGLES L'AQUILA 1978I Red Blue Eagles L'Aquila 1978 Curva Sud, l'unico gruppo Ultras della città dell'Aquila, comunicano che il conto corrente bancario aperto in seguito al terremoto del 06 Aprile 2009 è il solo ad essere riconosciuto da tutta la curva aquilana (vedi precedente comunicato).L'attivazione del conto corrente è avvenuta il giorno 16/04/2009 in quanto non è stato possibile prima, per gli ovvi motivi causati dal terremoto.Pertanto invitiamo tutti i gruppi Ultras d'Italia a diffidare di tutti gli altri comunicati, messaggi e numeri di telefono sui vari siti internet o testate giornalistiche, da parte di pseudo tifosi dell'Aquila in quanto non rappresentanti di nessun gruppo ufficiale, i cosiddetti cani sciolti.Precisiamo che chiunque possa avere dei dubbi in merito, e per maggiori informazioni, deve fare riferimento ai seguenti numeri telefonici: Pasquale Caruso 349/5877022 (Red Blue Eagles L'Aquila 1978) Paolo Tinari 339/5363332 (Red Blue Eagles L'Aquila 1978)”
Per quanto sopra, invitiamo tutti gli ultras ed i tifosi cassinati a destinare le loro offerte negli appositi raccoglitori che collocheremo all’ingresso della laterale nord.
Al termine dell’iniziativa, ed alla presenza di un delegato della società Cassino Calcio, quantificheremo le donazioni che saranno successivamente e personalmente ai ragazzi dei Red Blue Eagles L’Aquila.
U.T.S.B.
domenica 19 aprile 2009
QUEL 6 MAGGIO DEL 1984
QUESTO E' IL CALCIO
Ha tremato così forte da metterci paura nelle scosse che hanno continuato ad esserci come una testimonianza presente e viva. Dodici di aprile, Pasqua, la più grande festa per il mondo Cristiano, abbiamo pensato che il mondo del calcio per onorare i bambini, gli uomini e le donne che sono cadute sotto il peso delle case che cedevano si sarebbe fermato anche in concomitanza della festività. Abbiamo pensato al dolore di migliaia di persone. Abbiamo pensato a tutto questo, poi ci siamo ricordati di essere ultras, di essere quelli che inquinano il gioco del calcio, quelli da debellare ad ogni costo e allora non avrebbe avuto senso fermare il calcio per una giornata. Perché fermare il business delle partite vendute sulle pay tv e su sky? Perché annullare tutte quelle scommesse che ruotano intorno al gioco più bello del mondo? Perché togliere i tornaconti a questi signori? Mica sono loro il cancro del calcio, siamo noi con le nostre bandiere e i nostri fumoni. Noi che usciamo sui quotidiani a titoli cubitali se ci scazzottiamo fuori gli stadi.
Noi che siamo da reprimere ad ogni costo e con leggi speciali. A voi giornalisti che scrivete dietro dettatura dei vostri padroni. A voi padroni di Società e di Leghe e Federazioni varie. A voi che sedete sugli scanni del Parlamento. A voi che il colore dei soldi è più forte della vostra stessa vergogna. A voi che avete continuato a giocare a correre ad esultare senza più una decenza.
A voi tutti il mio più grande sdegno.
Questo signori è il vostro calcio dettato dalle logiche di mercato e dalle quotazioni in borsa che avvelena e corrode coscienze e sentimenti. Resto ancora un ultras, non integrato e bandito dal vostro sistema con le vostre leggi e i vostri titoloni. Resto un ultras e oggi sono orgoglioso del mio mondo e del vostro non essere “accettato” perché la vergogna è solo la vostra, la macchina mangiasoldi del calcio deve continuare su morte e dolore.
GRAZIE A DIO IO NON SARO’ MAI COME VOI….
lunedì 6 aprile 2009
SOLIDARIETA'
martedì 31 marzo 2009
LA TESSERA DEL TIFOSO
lunedì 30 marzo 2009
domenica 29 marzo 2009
ONORE A STEFANO FURLAN
giovedì 12 marzo 2009
IL POPOLO DEGLI ULTRAS
D’altre epoche sicuramente e forse di altri mondi. Ma non lo siamo, viviamo la nostra realtà che accettiamo. Tanti passivamente la subiscono, altri in modi e maniere diverse la combattono.
A questo punto la similitudine e l’accostamento con i gloriosi popoli “pellerossa” è d’obbligo.
E se tanti gruppi ultras d’Italia, compreso il nostro, hanno preso a simbolo “l’indiano” forse nel profondo del loro inconscio avevano intuito, immaginando il proprio futuro in un triste ed oscuro scenario.
I pellerossa d’America, razza indomita e libera che solo leggi “globali” hanno asservito a logiche di dominio e potere. Sembrerebbe così agli occhi dei più, ma quei popoli non hanno perso perché il nemico yankee fosse numericamente e militarmente superiore, hanno perso perché si sono annientati tra loro. Fatto guerre fratricide e di territorio. Da qui l’inevitabile sconfitta conseguenza di umiliazioni e privazioni di ogni genere.
Ecco l’accostamento al “nostro mondo”, siamo ultras si, ognuno dei propri colori, della propria identità come è giusto che sia, però così facendo non capiamo che stiamo cadendo in un baratro senza ritorno.
La logica conseguenza delle nostre diatribe interne ad ogni gruppo e quelle esterne con assurdi episodi di intolleranza e violenza hanno dato modo di decimarci e quindi di essere più vulnerabili.
Leggi speciali che ci ghettizzano alla stessa stregua delle “riserve indiane”. Tutto vietato o quasi tutto. Quello che non è vietato deve essere certificato. Si annullano e si timbrano libertà e dignità.
In questo modo ci hanno divisi, umiliati e schedati. Continuiamo a farci le nostre guerre tra di noi illudendoci di difendere ancora le nostre libertà. E intanto ci hanno divisi e decimati.
Il “Popolo Ultras”. Abbiamo girato negli anni piazze, strade e stadi dell’Italia intera, ognuno con i propri colori e fieri abbiamo vissuto la passione dei nostri ideali.
Ci stanno togliendo tutto senza accorgerci che i nemici sono altri e non l’ultras “diverso” da noi.
È di un’altra tribù e quando eravamo davvero liberi forse era un potenziale “nemico” da prevalere, da sopraffare comunque e ad ogni costo.
Oggi i nemici sono altri. Sono quelli che ci hanno rubato con leggi speciali, i nostri territori “di caccia” i nostri “fiumi” le nostre ”terre”, i colori i suoni. L’aria delle nostre domeniche che respiravamo in libertà. Eccoli i “nostri nemici” le “giacche blu” yankee, tutte distintivi e manganello, scagnozzi di altri uomini in doppiopetto blu che siedono negli scranni del Potere.
Questi sono i mali da estirpare e da estinguere se non vogliamo finire in uno straccio di “riserva” con l’illusione di crederci ancora guerrieri ribelli.
Fino a quando non capiremo che questa è “priorità assoluta” e non la finiamo di dividerci su ogni cosa e la finiamo di “guerreggiare” tra di noi il nostro futuro è irreversibilmente segnato da un triste destino.